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Ceramica non è (solo) fare i vasi

Alternative alle torture del tornio e del colombino.

Viste le coloratissime polemiche sollevate dal nostro articolo ceramica non è ghost, ci è sembrato giusto rincarare la dose.

Se non avete mai partecipato ad un corso di ceramica, ma fa parte della lista delle cose da fare, questo articolo potrà mettervi al riparo da alcune scioccanti esperienze .

Sul tema tornio ci siamo già espressi qui.

Ma concentriamoci sull’altra tortura usata dagli insegnanti di ceramica per introdurre i neofiti in questo affascinante mondo, il colombino.

Viene romanticamente presentata come la tecnica più antica, ed è vero, dalla preistoria e per tutte le ere successive è una delle tecniche più diffuse che ha permesso all’ uomo di costruire vasi, ciotole e contenitori anche di grandi dimensioni.

 

l'autore con una riproduzione di vaso preistorico
L’autore con un vaso realizzato col falso colombino.

Il colombino propriamente detto, è una sorta di salsicciotto che viene realizzato con le mani facendo rotolare la nostra argilla su un piano, come vediamo nella foto qui sotto.

 

Sovrapponendo tanti salsicciotti di argilla andiamo a costruire la forma; vaso, contenitore, base per lampada, scultura o qualsiasi altra opera la nostra fantasia ci suggerisca.

 

 

di questa tecnica è che può essere usata praticamente senza l’ausilio di nessuna attrezzatura, bastano un piano su cui realizzare i colombini e un supporto (va bene un piano di legno) su cui appoggiare la base della nostra opera.

Se gli antichi riuscivano a fare bellissimi oggetti praticamente senza attrezzi, per noi dovrebbe essere un gioco da ragazzi.

Viene da pensare che questa sia la tecnica perfetta per i principianti ed infatti molti insegnanti la propongono come tecnica d’ingresso.

Ricordiamo che i preistorici sopperivano alla mancanza degli attrezzi moderni con una intelligenza pratica\immaginativa e una capacità di risolvere i problemi che oggi apparirebbe fuori dalla norma.

Nell’articolo “ceramica non è ghost” paragonavo la difficoltà di lavorare al tornio, ad un tuffo a volo d’angelo con triplo avvitamento carpiato.

Nel caso del colombino mi spingo a dire che la difficoltà è di poco inferiore, diciamo che gli avvitamenti sono due, ma per il resto il rischio spanciata è altissimo.

Parlo naturalmente di chi si avvicina alla ceramica per la prima volta e ha la sfortuna di incappare in un corso di lavorazione al colombino.

Perché?

Vediamone assieme le criticità.

1) Fare i salsicciotti.

I salsicciotti da sovrapporre dovrebbero avere uno spessore uniforme.

Qualcuno si ribellerà dicendo che dei colombini asimmetrici e di spessore variabile sono più “artistici”.

Picasso, che di “artisticità” qualcosa ne sapeva, era solito dire:

“Learn the rules like a pro, so you can break them like an artist”

e cioè,

“Impara le regole come un professionista e POI potrai romperle come un artista”

Realizzare tanti salsicciotti di spessore uniforme presuppone che si sia sviluppato un certo grado di confidenza col materiale (argilla) e con la sua mutevole consistenza.

La manualità necessaria, direi quasi “automatica”, andrebbe sviluppata con percorsi precedenti, propedeutici e graduali.

Quindi riuscire a rendere uniformi i salsicciotti è la condizione minima necessaria se vogliamo realizzare una forma che abbia spessori uniformi, e che si avvicini il più possibile a quella che abbiamo in mente.

Ricordate Pablo? Impara a realizzare una forma ben chiara, poi potrai improvvisare.

L’atto creativo può essere semplificato in pochi passaggi:

Immaginare una forma (o guardarla).

Sostenere l’immagine mentale di quella forma.

Usare le mani e gli attrezzi per plasmare l’argilla fino a farla assomigliare all’ immagine.

Adamo è stato fatto così.

In un prossimo articolo affronteremo questi temi per scoprire che la creatività è come un muscolo e va allenata. (Piccolo spoiler: niente raggi di luce che arrivano dal cielo e ci donano talento o ispirazione)

Ma torniamo al nostro colombino o lucignolo e a come questa tecnica, dalle infinite possibilità espressive, possa magicamente tramutarsi in tortura per neofiti.

Chiariamo una cosa, il colombino è la mia tecnica preferita, per questo ne parlo in questi termini, per salvarla dall’uso errato che ne viene fatto nella didattica.

Alcuni insegnanti forniscono colombini belli e pronti realizzati con la trafila, può essere un paliativo che serve a spostare il problema ma non a risolverlo.

Tutto quanto detto finora è pensato dando per scontato che l’obbiettivo del corso sia imparare.

2) Unire I salsicciotti.

Per unire un salsicciotto a quello sottostante useremo una “colla” speciale detta Barbottina, che altro non è che argilla liquida.

 

 

 

L’uso della barbottina rende le parti scivolose e quando premeremo con le dita per impastare il nuovo colombino a quello sottostante il primo tenderà a scappare, tipo un serpentello che si rifiuta di star fermo.

La consistenza dell’argilla varia in base al tempo atmosferico, alla temperatura e all’umidità di dove operiamo e il calore delle nostre mani tenderà a farla asciugare ulteriormente quando la manipoliamo.

La base (parte bassa) della nostra opera andrà a irrigidirsi mentre, uno alla volta, sovrapponiamo e uniamo i colombini.

Ci troveremo perciò a lavorare l’argilla con almeno 3 consistenze diverse; base, barbottina e nuovo colombino.

Per governare queste differenze e amalgamare vecchio (base) e nuovo strato (colombino) serve un controllo misurato del gesto e della pressione che faremo con le dita, controllo che si raggiunge dopo aver maneggiato (frequentato) l’argilla per tanto tempo e aver acquisito confidenza con la stessa.

Un neofita si troverà a interagire con una creazione ribelle, senza avere però, sedimentati dentro di se, una serie di gesti, trucchi e saperi che gli permetterebbero di domare la sua creatura.

Ancora una volta vediamo che servono delle abilità pregresse, che molti insegnanti danno per scontate, abilità che possono (dovrebbero) essere acquisite prima con percorsi didattici mirati.

Sarò ancora più diretto.

Mani, gesti, confidenza e capacità di sostenere mentalmente l’immagine.

Tutto questo va allenato prima di arrivare al colombino.

3) L’argilla pesa e creare un oggetto alto (come un vaso) espone a diversi rischi.

Ricordate il detto: gigante coi piedi d’argilla? Rende l’idea.

La sovrapposizione dei salsicciotti impone la conoscenza di come l’argilla possa reggere pesi e tensioni (strutturali) in quel particolare stadio di morbidezza.

L’inclinazione delle pareti del vaso unita a uno spessore inadeguato portano spesso al cedimento della parete e al collasso della forma.

Accade spesso anche che alla prima piccola screpolatura, dovuta magari ad un’argilla che inizia ad asciugarsi, il neofita chieda aiuto all’insegnante.

“Basta bagnare leggermente la parte screpolata e passarci sopra il dito per lisciarla”

Questa frase l’ho detta centinaia di volte, durante i 15 anni in cui ho insegnato ceramica in scuole di ogni ordine e grado.

Materna, elementari, medie e superiori, ma anche corsi estivi per bambini, adulti e in contesti di disabilità.

Migliaia di bambini, ragazzi, adulti, insegnanti e genitori con cui ho condiviso il piacere di fare ceramica.

Lo confesso, nei primi tempi proponevo tra le varie tecniche anche il colombino, quindi so di cosa parlo.

Ovunque e a tutte le età, la frase “basta bagnare un po'” portava inevitabilmente alla creazione di veri e propri laghi di fanghiglia alla base degli oggetti.

L’equazione nella mente dei miei piccoli e grandi allievi sembrava essere: se un po’ di acqua cancella le piccole crepe, tanta acqua cancellerà quelle grandi.

Il risultato finale è che l’oggetto indebolito da pareti asimmetriche, parti con consistenze diverse e lago di fanghiglia alla base, inizia a inclinarsi pericolosamente su un fianco (tipo torre di pisa) per poi collassare.

Ho smesso di proporre il colombino ai principianti praticamente da subito, ora lo propongo solo come punto di arrivo, come tecnica avanzata.

 


Gufo realizzato dall’autore col falso colombino

Nel mio corso ceramica per pinguini ho volutamente lasciato come tecnica finale il colombino e il falso colombino.

Prima del colombino esistono decine di tecniche e approcci più semplici e gratificanti per chi inizia.

 


Mio nipote Matteo che mi aiuta per la registrazione delle lezioni

Non dimentichiamo che la parte più importante di un corso di ceramica è l’entusiasmo di chi partecipa, l’entusiasmo porterà il neofita a continuare, a voler crescere, a voler approfondire.

L’entusiasmo è sorretto dalla gratificazione.

La gratificazione è data dal raggiungimento di un’obbiettivo, fare goal, fare canestro.

Rendere l’obbiettivo proporzionato al praticante è compito del formatore.

Il metodo Ceramica per pinguini è studiato appunto per facilitare la stratificazione dei saperi e delle abilità.

Suddiviso in cicli completi, ma organizzati in una scala di difficoltà progressiva e propedeutica.

Tanti piccoli e semplici passi possono portare alla maestria.

Guarda il video di introduzione al corso.

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